Che cosa è la ragade anale

Una delle più frequenti cause di dolore anale è senza dubbio la presenza di una ragade , che consiste nella presenza di una ulcerazione più o meno profonda del canale anale. 

Cause della ragade anale

La causa di questa lesione è quasi sempre da ricercarsi in una ischemia localizzata della mucosa anale: per diversi motivi si può avere un insufficiente afflusso di sangue alla mucosa, con conseguente indebolimento della stessa e sua facile lesione per traumi anche minimi. Lo stress gioca un ruolo importante nell’insorgenza di questa patologia, in quanto è frequente in questa condizione avere uno spasmo od una contrattura esagerata della muscolatura sfinterica, che porta all’ischemia della mucosa sovrastante.

Di solito, il trauma che porta alla lesione della mucosa consiste nell’espulsione di feci particolarmente dure, in occasione di periodi di stipsi; più raramente, l’insorgenza di ragadi si può avere come conseguenza di ripetute scariche diarroiche con feci acide ed irritanti.

Una volta creatasi la fissurazione, il sintomo principale sarà il dolore, avvertito acutamente durante la defecazione, cioè quando il canale anale si apre per far passare le feci, spesso accompagnato da un modesto sanguinamento. È tipico il  perdurare del dolore / bruciore per circa 20-30 minuti.

Con il passare del tempo, solo il 20 - 30% dei pazienti va incontro alla guarigione spontanea. Se non trattata, la ragade tende invece a diventare cronica e ad approfondirsi, fino ad arrivare al piano muscolare dello sfintere: in questi casi il processo si mantiene da solo, in quanto lo sfintere irritato tende a rispondere con uno spasmo, che a sua volta aggrava l’ischemia, che non permette la guarigione della ferita.

Come trattare una ragade anale

Il trattamento della ragade, oltre ai farmaci antidolorifici, si basa sull’interrompere questo circolo di automantenimento, impedendo la contrattura dello sfintere.  Questo si può ottenere in maniera non cruenta, tramite l’esecuzione di dilatazioni anali: con l’aiuto di un semplice apparecchio, si dilata leggermente lo sfintere contratto fino a distendere le fibre muscolari, come in un muscolo affetto dai crampi. L’effetto della dilatazione dura per diverse ore (va quindi effettuata almeno due volte al giorno), consentendo un buon afflusso di sangue alla zona ulcerata e permettendone la guarigione in 15-20 giorni, almeno nel 50-70% dei casi.

In caso di fallimento, o di una ragade ormai cronicizzata e profonda, bisogna invece ricorrere all’intervento chirurgico: è necessario di mettere a piatto la lesione, ovvero asportarne i bordi ormai inspessiti, che non riescono più a cicatrizzare spontaneamente, al fine di ottenere una ferita chirurgia più ampia, ma piana, in grado di guarire cicatrizzando in maniera corretta. In caso di importante spasmo sfinterico, si può associare all’intervento una sfinterotomia, che consiste nel tagliare alcune fibre dello sfintere interno per permetterne il rilasciamento. In questi casi il tempo di guarigione è più lungo, anche se quasi sempre il beneficio è immediato.

 Dott. Stefano Enrico

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