ascesso e fistola anali

La patologia benigna anorettale più severa, per la gravità delle lesioni e la difficoltà di trattamento, è rappresentata dagli ascessi e dalle fistole perianali.

A livello del canale anale, a pochi centimetri dall’orifizio esterno, si trovano normalmente alcune piccole ghiandole che producono muco: in certe circostanze, i batteri che normalmente si trovano a questo livello possono infettarle e dare origine ad ascessi più o meno gravi.

La raccolta di pus tende infatti a farsi strada verso l’esterno, nella cute perianale, formando un tragitto che viene denominato fistola. Il problema è che nel suo tragitto, la fistola anale molto spesso va ad attraversare i muscoli sfinterici, che normalmente danno la continenza alle feci, per sbucare all’esterno sulla cute del gluteo, anche ad alcuni centimetri dall’orifizio anale.

Come si presenta un ascesso o una fistola anale

Il quadro clinico è estremamente evidente: la zona di formazione dell’ascesso si presenta tumefatta, molto dolente sia spontaneamente che alla palpazione, spesso con febbre e malessere generale.

Normalmente, in pochi giorni l’ascesso si fa strada e si apre all’esterno: alla fuoriuscita del pus il dolore si allevia immediatamente e la reazione generale diminuisce. Molto sovente residua però  il tragitto fistoloso, da cui periodicamente si osserva fuoriuscita di materiale purulento e da cui possono ripartire ulteriori ascessi.

Diagnosi di un ascesso o di una fistola anale

La diagnosi si basa essenzialmente sull’esame clinico, l’esplorazione rettale e l’anoscopia:  durante la visita è importante ricercare attentamente il o gli orifizi esterni della fistola, nonché cercare nel canale anale il punto di origine della stessa.

Di grande aiuto è l’Ecografia endoanale, in grado di evidenziare la raccolta di pus ed il tragitto dei tramiti fistolosi, permettendo la valutazione dell’interessamento sfinterico.

Come si cura un ascesso o una fistola anale

Il trattamento  di questa patologia è esclusivamente chirurgico, e spesso può richiedere diversi  tempi di intervento.

Nella fase acuta, dell’ascesso , il trattamento è semplice e lo scopo è quello di aprire al pus una strada, la più diretta, per arrivare all’esterno, cercando di salvare la maggior parte possibile di sfintere: questo si ottiene semplicemente con il drenare chirurgicamente l’ascesso in anestesia locale, facendo il foro di sfogo il più vicino possibile alla ghiandola da cui origina l’ascesso. 

Quando invece si deve trattare la fistola, si deve portare via tutto il tessuto interessato dal processo infettivo , per non avere il rischio di recidive.

Se la fistola comprende una parte limitata di muscolo sfinterico, questo si può fare in un’unica seduta, asportando tutto il tessuto interessato senza compro-mettere la continenza anale.

Se invece lo sfintere è interessato in maniera più ampia , sarà necessario un primo intervento per pulire a fondo i tessuti esterni, e si posiziona abitualmente un filo elastico, che permette il drenaggio ed una buona pulizia della zona colpita. L’elastico, in una buona parte di casi, può essere trazionato lentamente fino a sezionare poco per volta la parte di muscolo interessata dal processo patologico; contemporaneamente,  a valle della sezione avviene la cicatrizzazione della ferita, con conservazione quindi della tenuta dello sfintere.

 Se ciò non è possibile, o per scelta in diversi casi, a distanza di 2 mesi circa può essere necessario un secondo intervento per trattare il tragitto della fistola all’interno del muscolo.

Se le condizioni lo permettono, il tragitto può essere trattato efficacemente con posizionamento di un  “anal plug”, un tampone di fibrina che va ad obliterare il tramite della fistola e ne permette la corretta cicatrizzazione. Il grosso vantaggio di questo trattamento è che non viene ulteriormente indebolito l’apparato sfinterico.

Analogamente, il trattamento della fistola in condizioni ottimali, può essere effettuato con metodica laser o con sutura ed iniezione di centrifugato dermico, entrambe metodiche che consentono il risparmio del muscolo sfinterico.

 Dott. Stefano Enrico

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