emorroidi o malatttia emorroidaria

Le emorroidi, intese quale presenza a livello anale di piccoli “pacchetti” venosi più o meno evidenti, sono una normale caratteristica anatomica di tale sede. A volte, a questo livello insorge un processo patologico che porta a quella che viene definita “malattia emorroidaria”.

Statisticamente, circa il 5% della  popolazione è affetta da malattia emorroidaria, la cui incidenza aumenta considerevolmente con l’età: sopra i 50 anni, un quadro patologico si riscontra in circa il 40% della popolazione, anche se spesso asintomatico.

Oltre ad una predisposizione individuale, ereditaria, vi sono molti fattori predisponenti l’insorgenza della patologia emorroidaria, che agiscono per lo più determinando una condizione di stasi circolatoria a livello del piccolo bacino, con la conseguente congestione dei plessi venosi.  Si ricordano l’alimentazione povera di fibre, le condizione di stipsi cronica,  le gravidanze e le abitudini di vita.

La malattia emorroidaria è caratterizzata da un’abnorme dilatazione dei vasi del plesso venoso emorroidario, che determina un rallentamento del flusso ematico. A ciò si accompagna spesso uno stato di ipertono del muscolo sfinterico, che contribuisce ad ostacolare il deflusso del sangue. Si vengono così a creare i presupposti per una condizione di stasi circolatoria che spesso sfocia nella cosiddetta “crisi emorroidaria”, caratterizzata da un quadro congestizio acuto, con infiammazione locale e dolore.  Ancora, nei casi più gravi, si può arrivare allo “strangolamento emorroidario”, caratterizzato da blocco circolatorio, formazione di trombosi del nodo interessato per coagulazione del sangue all’interno dei vasi ed importante stato flogistico con dolore acuto e persistente.

Distinguiamo, in base alla sede:

  • EMORROIDI INTERNE : Il tessuto emorroidario (plesso venoso) è situato normalmente a livello sottomucoso, nel canale anale. A seconda del volume e dell’entità del prolasso verso l’esterno di tali plessi, possiamo distinguere:
    • Emorroidi di I° grado : Il tessuto emorroidario è stabilmente all’interno del canale anale
    • Emorroidi di II° grado: Il tessuto emorroidario tende a fuoriuscire alla pulsione, ma rientra spontaneamente all’interno del canale anale
    • Emorroidi di III° grado: Il tessuto emorroidario fuoriesce alla pulsione, e tende a non rientrare se non con manovre manuali.
    • Emorroidi di IV° grado: Il tessuto emorroidario interno protrude stabilmente all’esterno del canale anale
  • EMORROIDI ESTERNE : Il tessuto emorroidario (plesso venoso) è situato a livello sottocutaneo, all’esterno del canale anale.

Sintomi e quadri clinici delle emorroidi

 Senza essere necessariamente associato a prolasso o dolore, il sanguinamento alla o dopo la defecazione è sovente il primo – e preoccupante – sintomo della presenza di emorroidi “malate”.
Il sanguinamento può essere più o meno evidente: dalla “ ematochezia”, consistente in tracce di sangue sulla carta igienica, a quadri di sanguinamento più importanti ( rettorragia), con perdite libere di sangue rosso vivo. Questo sintomo si riscontra facilmente in seguito a periodi di stipsi, con formazione di feci dure e necessità di spinta prolungata.

La cosiddetta “crisi emorroidaria” è invece caratterizzata dall’insorgenza di dolore in sede anale, accompagnato spesso da prolasso dei nodi interni in seguito allo sforzo della defecazione,  e da sanguinamento. Qui la causa risiede quasi sempre nell’infiammazione del plesso emorroidario e della mucosa che lo riveste, con attivazione delle terminazioni sensitive del dolore e e facile abrasione della mucosa, che spiega il frequente sanguinamento.

Un quadro un po’ differente si ha nella ” trombosi emorroidaria”.  In questo caso il sangue coagula all’interno del plesso di piccole vene emorroidarie, per lo più in seguito ad infiammazione locale o a stasi prolungata, dovuta quasi sempre alla stipsi ed alla spinta defecatoria eccessiva. Il nodo emorroidrio diventa quindi teso e dolente, facilmente avvertibile all’esplorazione e durante l’igiene personale. A volte il nodo trombizzato si rompe spontaneamente, con sanguinamento e possibile diminuzione del dolore, data la minor tensione che si crea,

Come si curano le emorroidi?

Trattamento medico- conservativo.

 Spesso, in caso di emorroidi esterne o di emorroidi interne con complicanze di lieve entità (prolasso o sanguinamento modesto), è sufficiente un trattamento conservativo, basato sulla correzione delle abitudini alimentari,  su una corretta igiene locale  e sulla terapia medica, locale e per via sistemica.

I farmaci più utili nel trattamento della patologia emorroidaria sono i farmaci venotropi (flavonoidi, diosmina), quelli antiedemigeni (eparinoidi) e gli antinfiammatori ( FANS), sia per via sistemica che per applicazione locale, sotto forma di creme o pomate.

Trattamento chirurgico.

Nei casi più gravi, in cui oltre alla sintomatologia è presente un volume importante di tessuto emorroidario, è invece necessario ricorrere ad un trattamento chirurgico.

In urgenza , in caso di trombosi emorroidaria, può essere sufficiente la semplice incisione in anestesia locale, con svuotamento dei coaguli, per risolvere la sintomatologia dolorosa.

In elezione , per emorroidi molto grandi e prolassanti, è invece indicato un trattamento più radicale, volto ad eliminare fisicamente il tessuto prolassante (emorroidectomia) oppure a riposizionarlo in sede appropriata ( emorroidopessi).

Emorroidectomia

L’intervento viene solitamente effettuato in anestesia locale con sedazione o spinale e consiste nell’asportazione radicale e definitiva dei plessi venosi emorroidari.  Solitamente ben tollerato, l’intervento così condotto viene abitualmente eseguito in Day Surgery, con ricovero per una notte e dimissioni il giorno successivo all’intervento. 

   emorroidi prima e dopo

Le cure post-operatorie sono gestibili facilmente dal paziente, e la guarigione completa delle ferite avviene in circa 6-8 settimane: normalmente la copertura antidolorifica è necessaria nei primi giorni, poi il decorso diviene più facile, ed il paziente riesce rapidamente a svolgere quasi totalmente le proprie usuali attività.

In casi favorevoli, in caso di prolasso emorroidario limitato, il trattamento chirurgico classico può essere effettuato in anestesia locale, ambulatoriamente oppure in Day-Hospital, con dimissioni il giorno stesso dell’intervento.

Emorroidopessi (PPH)

L’intervento in questo caso si propone di riportare l’anello emorroidario prolassante nella posizone anatomica originale, all’interno del canale anale.
In questo caso, l’intervento  viene solitamente effettuato in anestesia  spinale (in anestesia generale in cai particolari) , e si avvale dell’utilizzo di una particolare cucitrice che seziona la base dell’anelo emorroidario circonferenzialmente, con il riposizionamento dello stesso più in alto, nella sua sede primitiva.  Solitamente ben tollerato, l’intervento così condotto viene abitualmente eseguito in Day Surgery, con ricovero per una notte e dimissioni il giorno successivo all’intervento. 

Legature elastiche

La maggior parte dei casi, in cui il prolasso è limitato al II – III grado, può essere trattata ambulatoriamente, con ottimi risultati sia immediati che a distanza, con la tecnica della legatura elastica: durante una normale visita, con l’aiuto di un anoscopio particolare, il nodo emorroidario da trattare viene legato alla base da uno speciale elastico che ne provoca lo strozzamento e, nel volgere di pochi giorni, il distacco. La guarigione della mucosa avviene poi con la formazione di una piccola cicatrice.

Questa metodica non richiede alcuna anestesia, in quanto la legatura viene effettuata rigorosamente in una zona scarsamente innervata da terminazioni sensitive, e pertanto assai poco sensibile al dolore.  Inoltre, il trattamento non richiede degenza ospedaliera e non interferisce solitamente con la capacità lavorativa , essendo solo consigliato un breve periodo - 24 ore - di riposo fisico dopo l’applicazione dell’elastico.

Essendo possibile trattare, con questa tecnica, una zona di estensione abbastanza limitata, è necessario programmare una serie di sedute - distanziate di 15-20 giorni - per la completa risoluzione della patologia. Normalmente, il trattamento completo comprende 2 - 4 sedute di legatura elastica, ma spesso già dopo la prima si ha la quasi  completa scomparsa della sintomatologia, specialmente se legata a prolasso o sanguinamento.

 Dott. Stefano Enrico

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